Una corretta gestione degli impianti di ventilazione meccanica è fondamentale per il contenimento del coronavirus, evitarne la propagazione e diluirne la concentrazione negli ambienti interni dei luoghi di lavoro.
Il 27 febbraio 2020 l’OMS ha pubblicato il documento di orientamento “Preparare il posto di lavoro per COVID-19”.
Safetyone vuole integrare questa guida con alcuni aspetti riguardanti il funzionamento degli impianti di ventilazione e condizionamento dell’aria.
Premessa
Il SARS-CoV2-19 è un virus trasmissibile da persona a persona con tre modalità:
- per contatto ravvicinato e diretto con una persona infetta;
- per inalazione di goccioline liquide prodotte dalla persona infetta;
- tramite contatto con superfici contaminate dal virus.
Le modalità di trasmissione sono favorite dal fatto che le persone infette tossendo, starnutendo, parlando e respirando emettono goccioline di liquido infettate con il virus, che possono:
- depositarsi sulle superfici vicino alla persona infetta e quindi essere poi riprese da chi tocca tali superfici (contatto indiretto);
- essere inalate da chi si trova vicino alla persona infetta o in un ambiente contaminato.
Il contatto diretto con le secrezioni respiratorie e per via aerea (bio-aerosol) sembrano essere, in questi casi, le principali vie di contagio;
Si ritiene opportuno dare alcuni consigli sulla corretta gestione degli impianti di ventilazione e climatizzazione esistenti per minimizzare i potenziali rischi di trasmissione dell’infezione.
Figura 1 – L’OMS ha segnalato quale principale meccanismo di esposizione al virus quello del contatto diretto o indiretto con le secrezioni respiratorie (goccioline) di una persona infetta (colore arancione); in azzurro è indicato il meccanismo dell’aerotrasporto di goccioline contaminate che non è ad oggi evidenziato dalle fonti ufficiali.
La ventilazione degli ambienti di lavoro e la possibilità di infezione
In ogni caso, per minimizzare gli effetti della presenza di una persona infetta nel luogo di lavoro, si consiglia di ridurre il livello di occupazione degli ambienti passando, ad esempio, da una persona per 7 m2 a una ogni 25 m2, in modo da ridurre l’eventualità di contaminazione aerea.
Considerato che l’aria esterna non è normalmente contaminata dal virus, si consiglia di areare frequentemente gli ambienti non dotati di ventilazione meccanica; se negli ambienti sono presenti impianti di ventilazione che forniscono aria di rinnovo, si suggerisce di tenerli sempre accesi (24 ore su 24, 7 giorni su 7) e di farli funzionare alla velocità nominale o massima consentita dall’impianto per rimuovere le particelle sospese nell’aria (l’aerosol) e contenere la deposizione sulle superfici.
La ventilazione meccanica e la filtrazione dell’aria possono avvenire tramite impianti dedicati (di sola ventilazione), o tramite impianti di climatizzazione (impianti misti ad aria primaria e impianti a tutt’aria); la diluizione con aria esterna e i filtri ad elevata efficienza riducono la presenza di particolato e di bio-aerosol contribuendo in tale maniera alla riduzione dei rischi di contagio. Si consiglia di valutare sempre l’opportunità o la necessità di chiudere le vie di ricircolo e di evitare che l’aria immessa sia contaminata da quella estratta o espulsa dagli ambienti e di disattivare i recuperatori di calore.
L’igienizzazione straordinaria degli impianti e delle condotte aerauliche
Allo stato non ci sono evidenze in base alle quali risulti indispensabile provvedere in modo generalizzato a interventi straordinari di igienizzazione degli impianti. Si consiglia che gli interventi di manutenzione e igienizzazione, qualora effettuati, seguano sempre procedure ben definite e siano eseguiti da personale qualificato, dotato di idonei Dispositivi di Protezione Individuali. Qualunque intervento effettuato in modo scorretto e/o senza l’utilizzo di DPI potrebbe avere come risultato non la riduzione, ma l’incremento dei rischi per il manutentore.
Impianti ad aria primaria
In questa categoria rientrano gli impianti con terminali ambienti dotati di ventilatore (ventilconvettori, cassette, sistemi VRF – VRV), radianti o qualsivoglia altro impianto con ricircolo nel singolo ambiente. Tale ricircolo dipende dalla portata di aria mossa con ventilatore, mentre nei sistemi radianti è funzione della loro quota di scambio convettivo, che può sfiorare il 50 % nei pavimenti radianti in riscaldamento e nei soffitti radianti in raffrescamento.
I normali filtri aria presenti all’interno dei terminali di emissione non sono in grado di filtrare l’aerosol, caratterizzato da un ordine di grandezza di decine di nanometri. Inoltre, sia per filtri normali che particolari, sulla efficienza di filtrazione nei confronti del SARS-CoV2-19, né in un senso, né nell’altro.
Conclusione
Gli impianti di climatizzazione possono aiutare a ridurre notevolmente i rischi da contagio se si aumenta la portata dell’aria di rinnovo.
Durante la prossima estate e il prossimo inverno, quando ancora si sarà probabilmente in regime transitorio, sarà inutile e dannoso spegnere qualunque tipo di impianto di climatizzazione e riscaldamento: questi dovranno funzionare per salvaguardare la salute delle persone a casa, al lavoro e nei luoghi pubblici. Si ritengono molto più importanti tutte le altre precauzioni, come le protezioni individuali, i comportamenti e l’affollamento delle persone nei locali.
Bibliografia
- Documentazione AICARR Covid-19
- WHO, 2020, “Getting your workplace ready for COVID-19”, World Health Organization
- WHO, 2020, “Water, sanitation, hygiene and waste management for COVID-19. Technical Brief 3 March 2010”, World Health
- CDC, 2019, “Guidelines for Environmental Infection Control in Health-Care Facilities”, U.S. Department of Health and Human Services Centers for Disease Control and Prevention (CDC) Atlanta, GA 30329.